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Franchising e percezione: cosa ne pensano gli italiani e cosa può significare per un franchisor alla ricerca di affiliati

Published On: 25 Ottobre 2021Categorie: Franchising
Franchising e Percezione

Se diciamo franchising, cosa viene in mente agli italiani?

Abbiamo avuto modo di chiedere su LinkedIn e Facebook, a un insieme di persone di varie estrazioni, cosa pensano del franchising e quale sia, di fatto, il suo posizionamento nella loro mente.

 

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La storia del franchising

Come sappiamo, il franchising è un modello arrivato in Italia da tanti anni ma che ha visto il suo grande sviluppo solo recentemente, grazie all’incidenza di grandi brand, non solo stranieri.  Non si pensi, d’altro canto, che il franchising sia una moda solo americana.

Il franchising come lo conosciamo oggi, e che molti associano principalmente a McDonald’s (di cui abbiamo parlato anche in un precedente articolo su The Founder, uscito anche su Start Franchising) è in realtà un sistema che ha due patrie di nascita: Francia e Stati UnitiSiamo nel 1929 e ,mentre i nostri vicini francesi vedevano la nascita di una rete di distribuzione del Lanificio Roubaix (ancora oggi diffuso con circa 1200 punti vendita), oltreoceano si lanciavano le concessionarie di General Motors. 

Vede così gli albori il franchising moderno, quasi un secolo fa, 90 anni a breve. Cosa è successo nel frattempo, specie in Italia?

 

Cosa si pensa del franchising

Ahinoi, leggendo in rete, e a causa di inchieste televisive che non aiutano il settore, mettendone in luce molte falle, il franchising rimane una prospettiva borderline per i più.

La sua vision, o almeno quella che dovrebbe essere la sua vision, ha l’onere più o meno di ricalcare questo pensiero: poter distribuire su un vasto territorio la competenza e il successo acquisiti grazie all’esperienza di distribuzione, creando una rete solida e profittevole. La bontà di questo obiettivo è spesso oscurata da franchisor improvvisati, opportunity seeker che danneggiano chi lavora bene e “furbacchioni” che soprassedendo alle regole e alle leggi, vedono nel franchising la sola possibilità di scalare il proprio business, senza chiedersi se sia davvero profittevole oltre al punto vendita pilota da cui hanno tratto la loro primaria esperienza (e che, purtroppo, spesso rimane la loro unica esperienza).

A fronte di alcuni che si sono espressi su dinamiche di rete, di crescita e di know how, parlando di “possibilità di usufruire di economie di apprendimento”, o ancora “Network, rete, collaborazione, confronto, internazionalità. Metodo testato” ci sono state altre figure che, senza mezzi termini, hanno definito il franchising come:

  • “Sulla base dell’esperienza personale direi fregatura.”
  • “Business con partenza agevolata, a cui segue generalmente una exit deludente. Salvo qualche grandissima eccezione, ovvio.”
  • “Mi faccio il mazzo per altri, illudendomi di essere imprenditore.”
  • “Meccanismo pericoloso per diventare imprenditori “dipendenti” destinati a fare esclusivamente gli interessi dei franchisor.”

Si tratta sicuramente di percezioni, ma se facciamo una ricerca online, analizzando i trend, vediamo come alla parola franchising si associano pensieri e ricerche non sempre positivi. Google ci suggerisce come termine con moli di ricerche elevate, per esempio “aspetti negativi del franchising”, “franchising truffa” e termini legali associati alla parola “franchising”, il che ci apre un panorama che non sempre è roseo. 

 

Il franchising deve avere il coraggio di ripulire la sua nomea 

Cosa può significare tutto ciò? Innanzitutto, manca spesso un’etica imprenditoriale dietro la volontà di aprire in franchising. Ci sono molte realtà, come dicevamo, improvvisate, o consulenti che suggeriscono agli imprenditori di aprire in franchising solo per poter scalare il loro business, giunto – magari – a saturazione o comunque a un punto di stallo. 

Un altro aspetto che emerge è che ci sia superficialità rispetto alla legge che regola il franchising, che ha sicuramente molte falle, ma che è stata colmata negli anni da sentenze esemplari che hanno dimostrato che i danni li fanno i pirati del settore, che vi si inseriscono con prepotenza e senza scrupoli. Eppure, sia oltreoceano che appena oltralpe, il franchising è visto come una vera opportunità, e ci sono numerosi player che sono diventati punto di riferimento di investitori e imprenditori che hanno trasformato la loro vita grazie all’affiliazione.

Tutto questo si amplia nei momenti di crisi, come potrebbe essere quello che stiamo vivendo. La fine dei rapporti di lavoro con aziende messe in difficoltà dal lockdown o la possibilità di reinvestire per avere una maggior soddisfazione professionale, portano molti ex dipendenti a lanciarsi nel franchising, vedendolo come un’opportunità. È successo nel 2008, quando vi fu uno dei più importanti boom del settore, e succede oggi, complice un momento economico confuso e l’imperversare dell’online. Chi non sa fare e non sa da dove cominciare, vede spesso nel franchising la propria luce in fondo al tunnel.

Quando la domanda aumenta, il rischio è che l’offerta lo faccia in modi non sempre convenzionali, con imprenditori dotati di grande pelo sullo stomaco che, a fronte di profitti facili e potenzialmente veloci, fanno mille promesse e ne mantengono ben poche. Se da un lato potremmo essere dunque in un momento florido, dall’altro potremmo rischiare una nuova situazione di sfiducia, data da questi imprenditori improvvisati. I Franchisor seri però, esistono. Basta saperli individuare.

 

Cosa significa scegliere un franchisor serio?

Per farlo, è necessario analizzare tutti gli aspetti, interfacciarsi con il mercato, capire le dinamiche e diffidare di chi fa promesse facili e facilmente utilizzabili dai più. Nonostante un mercato di dubbia serietà, per fortuna, esistono anche marchi che si sono distinti per trasparenza e modalità di gestione, che hanno saputo formare e accompagnare gli affiliati e ne hanno tratto una rete di successo

Cosa significa “di successo”? Dati, numeri. Sono quelli che parlano. 

Affiliarsi significa investire, spesso ingenti somme di denaro. Al di là del business plan proposto e di un break even che, è normale, non può arrivare in poche settimane, gli affiliati o i potenziali tali devono essere messi nella condizione di poter analizzare le promesse e comprendere se siano vere. Formare i potenziali affiliati e mettere in luce i franchising più virtuosi, dati alla mano, è la chiave per ribaltare le credenze diffuse di cui abbiamo parlato poco sopra. 

Creare potenziali clienti capaci di scegliere e comprendere quale sia il brand migliore in cui investire, attraverso le giuste domande, le corrette analisi, le doverose richieste ai Franchisor con cui si stanno interfacciando è uno degli obiettivi che ci prefiggiamo. 

Il settore, soprattutto in Italia, ha bisogno di scrollarsi di dosso quella patina di opportunismo e improvvisazione che negli anni ha caratterizzato alcuni “furbacchioni” a danno di chi fa le cose seriamente. Il sistema in rete rappresentato dai franchising, che per altro non è l’unica forma di diffusione conosciuta e a cui si affiancano altre modalità di espansione, può e deve diventare un sistema virtuoso a tutti gli effetti, prendendo le fila dalle esperienze oltre confine. 

 

Ti va di raccontarci la tua esperienza e dirci cosa pensi del franchising? Quali sono i dubbi principali che hai avuto cercando un Franchisor

Scrivici! Vorremmo conoscere la tua opinione e – se ne hai uno – il tuo progetto.

 

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